Estratto da: Schiraldi, M.M, “virtuality and virtual logistic”, relazione finale Progetto Giovani Ricercatori / cofinanziamento MURST, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Roma, 2001.

II discorso si centra a questo punto sui confronti di efficacia tra i sistemi reali e virtuali, ovvero il paragone tra la prestazione attesa e quindi dei requisiti per cui riutilizza un sistema fisico – e la prestazione offerta dal sistema virtuale.

È da sottolineare come, in letteratura, le valutazioni in merito all’utilizzo di un sistema virtuale siano effettuate principalmente sulla scala della flessibilità: temporaneità dei rapporti e velocità di riconfigurazione sono gli obiettivi più invocati da chi analizza le transizioni delle aziende verso la virtualità; in realtà però questi elementi, e la flessibilità in generale, mentre possono essere considerati degli scopi, non dovrebbero essere usati come termine di confronto dei sistemi virtuali contro i sistemi reali: l’incremento di flessibilità è infatti intrinsecamente compreso nel concetto di virtualità (Syler and Schwager, 2000).

Piuttosto, in linea con quanto fin qui detto, la valutazione delle prestazioni del sistema in rapporto al suo costo – ciò che costituisce l’efficacia di un sistema – potrebbe costituire una modalità di raffronto più corretta.

Mentre ogni soluzione virtuale sarà chiaramente più flessibile delle corrispettiva reale, non necessariamente questa offrirà performance migliori o sarà implementabile ad un minor costo.

Per quanto riguarda le performance, evidentemente la teleconferenza per una riunione di lavoro offre prestazioni più basse rispetto alla presenza fisica di un relatore, mentre il virtual transportation descritto nel caso della Florists Transworld Delivery consente il recapito del bouquet in un tempo irraggiungibile nel caso del trasferimento fisico, quindi in questo caso le prestazioni del sistema virtuale superano quelle del sistema reale.

Fig 1: Matrice per la valutazione delle tecniche di virtualizzazione

Fig 1: Matrice per la valutazione delle tecniche di virtualizzazione

Dal punto di vista dei costi, d’altra parte, la realizzazione di un sistema di virtual manufacturing può essere conveniente solo nel caso di trattamento di materiali estremamente costosi o particolari o limitati nel numero.
È quindi possibile rappresentare i diversi sistemi virtuali su matrice costi prestazioni, in cui il punto centrale rappresenti i valori del sistema reale, come quella rappresentata nella Fig. 1.

In base all’interpretazione della virtualità per gradi, non dovremmo scartare a priori le tecniche localizzabili nel riquadro in basso a sinistra poiché una maggiore spesa ed una minore performance rispetto al sistema reale potrebbero essere sacrificati in cerca della maggiore flessibilità che contraddistingue i sistemi virtuali.

Su questa matrice si possono localizzare le diverse tecniche con cui si cerca di implementare i tre concetti che, nei paragrafi precedenti, abbiamo individuato essere alla base delta virtualità, ovvero virtual stockholding, virtuat transportation, virtual processing.

– estratto da: Schiraldi, M.M, “virtuality and virtual logistic”, relazione finale Progetto Giovani Ricercatori / cofinanziamento MURST, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Roma, 2001″

Nel virtual stockholding il focus si sposta sui casi dove la scorta è disponibile ma non esiste fisicamente nel punto in cui si manifesta la necessità.

L’obiettivo di riduzione dei costi di stoccaggio risiede nella riduzione o l’eliminazione delle scorte in alcuni nodi della rete logistica. Esistono vari casi:

  • La scorta esiste altrove, ovvero presso altri magazzini della stessa impresa o dei propri fornitori; possiamo parlare di virtual stockholding nella misura in cui si riesce a monitorare lo stato e la posizione dei materiali nella rete logistica attraverso sistemi informativi (Stuart et al. 1995) per realizzare uno stato di “global resource visibilità” (Landers et al. 2000) ed a gestire efficacemente il trasferimento del prodotto al cliente.
    A quel punto il problema si sposta principalmente nello scegliere la dislocazione delle scorte ed il controllo della logistica, ad esempio attraverso consegne dirette al cliente (Ratliff and Nulty, 1996).
    Analogamente si tratta il caso di quando la scorta non esiste ancora, ovvero è in transito verso il centro oppure non ancora stata ordinata/processata dai fornitori.
    Pur rimanendo in ottica make-to-stock quindi il focus si sposta sul ritagliare intervalli di tempo per poter eliminare della giacenza fisica, ad esempio contando sui “delivery spare times” ovvero sugli intervalli di tempo che separano l’ordine del cliente dal carico del bene sul mezzo di trasporto (Schiraldi e Van de Velde, 2002).
    In entrambi i casi le prestazioni vengono misurate nell’ottica della velocità del sistema nel rispondere al delivery time richiesto dal cliente, e solitamente le prestazioni sono più basse anche senza la necessitä di giungere al caso estremo di richiesta di disponibilità immediata.
  • Questo caso, abbandonando l’ipotesi di sistema make-to-stock, si trasforma all’eccesso nei sistemi pull che però, come abbiamo accennato precedentemente, non sono propriamente identificabili come tecniche di virtual stockholding. Una dimostrazione della criticità dell’aspetto temporale di questo sistema è stata verificata da Amazon.com, che fino al 1998 stoccava 2.5 milioni di libri dentro un server in un angolo di un ufficio (Bradt, 1998), contando sulla rapidità di risposta del suo fornitore e dei corrieri logistici; i disservizi offerti da Amazon.com nei periodi natalizi di quegli anni (ritardi di consegna oltre il mese) hanno spinto l’impresa a “concretizzare” il magazzino virtuale, realizzando un warehouse dove vengono stoccati 1 libri fast-movers e relegando al magazzino virtuale gli slow-movers. La scorta di sicurezza è mantenuta per garantire un certo livello di servizio.
    Qualunque tecnica che intelligentemente garantisse lo stesso livello di servizio senza l’uso delta scorta, con lo stesso risultato, sarebbe una scorta virtuale.

Fig. 2Nella fattispecie, le tecniche come la centralizzazione della scorta per sfruttare la “square root law‘ che consente, sulla scia di quanto fanno le banche, di mantenere a scorta meno denaro (fino a 12 volte di meno) di quanto sarebbe necessario basandosi su considerazioni di carattere statistico, sono effettivamente scorte virtuali (Clarke, 1998).

Altre tecniche per la diminuzione delle scorte di sicurezza si basano invece sulla stipula di contratti di fornitura che prevedano la possibilità di lanciare ordini straordinari con consegne immediate (Falco, Nenni, Schiraldi, 2003).

II confronto con le prestazioni del sistema reale è qua abbastanza critico: fatte le opportune considerazioni statistiche in ogni specifico caso, il sistema se ben tarato offre le stesse prestazioni del sistema reale, pur rimanendo piccole probabilità di completo fallimento della scorta virtuale, in caso di (rari) imprevedibili comportamenti del sistema.

L’esempio di Unitec High Tech Industriprodukte Vertriebs GmbH, con sede ad Augsburg (Germania) mostra un caso di successo nella centralizzazione dette scorte di spare parts. II fatto che poi il sistema di warehousing venga offerto dalla Unitec ai suoi clienti come outsourcing un aspetto del tutto secondario.

– estratto da: Schiraldi, M.M, “virtuality and virtual logistic”, relazione finale Progetto Giovani Ricercatori / cofinanziamento MURST, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Roma, 2001″

II virtual trasportation consiste nell’eliminazione del trasferimento di cose o persone.
In qualche maniera la teleconferenza si riconduce più che altro al virtual transportation dei partner del meeting, visto che la “presenza virtuale” dei partner consente loro di cooperare in maniera flessibile ed economica, indipendentemente dalla posizione (McGehee, Hebley & Mahaffey, 1994).

Si noti che, analogamente al come è stato scartato il concetto di pull per il virtual stockholding, non si può parlare propriamente di virtual transportation quando ad esempio su internet si acquista un software o della musica che viene scaricata attraverso la rete; in questi casi il trasporto non è completamente previsto e semmai la vendita dei supporto fisico si tratta di un servizio accessorio venduto come optional.

Al contrario, il principio di virtual transportation applicato agli oggetti non è semplicemente applicabile: se l’oggetto non si sposta, deve essere sostituito con un altro oggetto a destinazione, ed il discorso si sposta sulla sostituibilità del bene.

Clarke (1998) chiaramente afferma che uno dei principali requisiti per la virtualità è che si tratti di commodities. In effetti l’esempio del fioraio precedentemente accennato è esplicativo: nel momento in cui il bouquet che arriva a destinazione è diverso da quello ordinato, la performance è diminuita.
Fig. 3
Ricordiamo infatti che la virtualità dipende dal requisiti dell’utente, e quando questi non sono centrati ei si può spingere ad estremi livelli fino a fare fallire completamente il sistema.
Ad esempio è possibile parlare di virtual transportation quando si utilizza un fax per fare arrivare un documento a destinazione, nella misura in cui viene accettata la validità del fax in sostituzione di una lettera autografa.

Esistono dei fax cosiddetti “3d” che ricreano a destinazione al forma dell’oggetto trasmesso attraverso una particolare resina plastica.

Potremo parlare di trasporto virtuale se il nostro requisito si limitasse solamente al poter valutare l’ingombro e le dimensioni dell’oggetto, non certo se intendessimo doverlo apprezzare a livello estetico o se dovessimo sfruttare dei meccanismi interni. Riprendendo la matrice prima presentata potremo quindi descrivere:

Nel virtual proeessing o manufaeturing la prestazione del sistema virtuale, oltre che alla flessibilità, si deve ricondurre all’affidabilità con cui viene replicato il sistema reale.

Allo stato attuale dello sviluppo delle tecniche simulative è possibile affermare che le criticità dei modelli virtuali vengono alla luce nel caso di progettazione con alti requisiti sicurezza o nel caso in cui i sistemi da simulare siano troppo complessi. Ad esempio, la virtual reality (VR) può offrire alte performance per la prototipazione quando occorre studiare semplici aspetti dimensionali.

In questi casi il requisito dell’utente per cui viene sostituito il prototipo reale diventa la valutazione dell’ingombro, ad esempio di una portiera di un’autovettura, ed il modello riesce offre praticamente le stesse performance di quando si ha a che fare con l’oggetto reale.

Nel caso di progettazione di componenti meccanici elementare inoltre, l’uso di modelli virtuali consente di operare in velocità ottimizzazioni strutturali e di ottenere dai software immediatamente i valori dei parametri di controllo e le misure delle variabili, diversamente dal caso di protipazione tradizionale, in cui ogni modifica al componente richiederebbe una nuova manifattura del pezzo e la misura delle variabili caratteristiche necessiterebbe di misurazioni con accurati sensori.

Diversamente, quando si richiede di valutare aspetti statici complessi o cinematici, i modelli di VR offrono generalmente prestazioni lievemente inferiori

Fig. 4Nel caso delta progettazione ad esempio, l’uso dei modelli a stati finiti per simulare i comportamenti sotto sforzo delle saldature per punti non riescono attualmente ad offrire performance del tutto accettabili, in termini di replicazione della realtà, per cui lo strumento della realtà virtuale può solo essere limitato ad indagini orientative o ispettive.

Analogamente succede per la prototipazione di sistemi complessi -come nel campo aeronautico- o quando esistono requisiti di sicurezza particolarmente stringenti, per cui è comunque necessario costruire il prototipo fisico e sottoporlo a test.

Chiaramente, come precedentemente accennato, ogni sistema di virtual manufacturing offre elevatissime caratteristiche di flessibilità se confrontato al sistema reale; al contrario, non sempre il costo di realizzazione del sistema di virtual manufacturing è inferiore al caso reale.

– estratto da: Schiraldi, M.M, “virtuality and virtual logistic”, relazione finale Progetto Giovani Ricercatori / cofinanziamento MURST, Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Roma, 2001″