ALL’INTERNO:
UNITEC co-autore del “Dizionario dell’Economia Digitale” pubblicato da “Sole 24 Ore”

Presentazione

Si è fatto un gran parlare negli ultimi anni di Internet e della cosiddetta “new economy“.
Internet ha acceso gli entusiasmi con il suo profumo di nuovo epidemico e rivoluzionarlo e molti hanno confuso la bolla finanziaria con l’avvento di una nuova economia.

Ma le leggi dell’economia non mutano e le imprese continuano a perseguire – come è sempre accaduto – la creazione di valore economico.
Certo qualcosa è cambiato e la differenza si avverte.
Internet e le tecnologie ICT hanno cambiato il modo di fare impresa, trasformandolo in un insieme di attività sempre più orizzontali e connesse, molto più centrate sul cliente e sulle sue aspettative, assolutamente più tempestive e reattive al cambiamento.

Le imprese sono divenute estese — insiemi di aziende che si alleano per ottimizzare i risultati operativi, creare valore e conseguire vantaggio competitivo.
Possono lavorare all’unisono, con un’unica impresa-rete, perché oramai le tecnologie ICT lo consentono e sempre più lo consentiranno nel prossimo futuro, che è il futuro dell’ampia banda e del wireless, delle applicazioni multimediali per l’impresa, delle corporate TV e dei punti vendita multimediali.

È questo il vero senso del cambiamento. Non una nuova economia, ma un economia fortemente trainata dalle nuove potenzialità degli strumenti ICT, dei quali è divenuto impossibile fare a meno: una economia di rete.
Il compito di un Dizionario non è riflettere il balenare di un fenomeno mutevole, ma storicizzare l’esistente, coglierne gli elementi durevoli e le spinte evolutive. E ciò mediante un lungo percorso che passa per migliaia di termini e di definizioni, di distinzioni e precisazioni. In questo senso, era forte l’esigenza dl un’opera che potesse indicizzare e codificare il nuovo che ci si è rovesciato addosso a valanga negli anni recenti. Anzi, ciò che del nuovo è sopravvissuto al volatilizzarsi del primi entusiasmi ed è divenuto un asset durevole della quotidianità del fare impresa e del mercato.
Un Dizionario è anche – in fondo- un modo di fare ordine, di sistematizzare in un nuovo assetto le conoscenze e le esperienze utili, con uno sguardo pragmatico al futuro.
Questo era l’obiettivo dell’opera: lo abbiamo perseguito al meglio delle nostre capacità, ma anche con ha serena coscienza che un termine negletto e una migliore definizione saranno perennemente in agguato nella nostra mente. Pronti a balzare fuori solo a testo pubblicato: è la maledizione del dizionari.

In questo percorso abbiamo operato delle scelte e avuto dei compagni di viaggio: vorrei rendervi conto delle prime e rendere merito ai secondi.

Le scelte. Abbiamo deciso di inserire voci biografiche dedicate a individui che abbiano sensibilmente inciso nell’evoluzione dell’economia tradizionale a economia di rete; abbiamo però rinunciato a molti fra coloro che sono attualmente in itinere, privilegiando chi si è distinto – seppure per un unico passo – per avere conseguito un risultato storicizzabile. È stata una scelta strategica.
Abbiamo omesso tutti gli italiani e questa è stata, invece. una scelta tattica. Il Dizionario gode infatti del qualificato contributo di molti dei protagonisti italiani dell’economia di rete: dedicare loro un lemma sarebbe parso piaggeria; d’altra parte, qualsiasi involontaria omissione di coloro che non hanno collaborato sarebbe sembrata frutto di acrimonia. Ergo, nessun italiano. Salomonico, ma efficace.
Abbiamo dedicato molto spazio alle tendenze evolutive. Per esempio, all’ampia banda e al wireless, alle applicazioni ICT innovative, ai trend di marketing e di comunicazione per l’impresa. Abbiamo peraltro omesso di citare, o trattato solo succintamente, alcuni fenomeni (o applicazioni, o trend, o aziende) che pure hanno goduto di recente successo, ma hanno poi dovuto cedere il passo quando si è entrati nella fase di maturità dell’economia di rete. Ogni scelta è stata operata in buona fede, ma – come tutte le decisioni – risente di soggettività autorale.

I compagni di viaggio. Ho lasciato per ultima questa nota perché mi è molto cara.
Il gruppo centrale è costituito dal mio team di ricerca: una trentina di fenomenali giovani profeti dell’evoluzione del tempi che mi assistono nella quotidianità della vita universitaria, di ricerca e di progetto. Hanno dimostrato una tenacia e una puntigliosità d’altri tempi nel certosino lavoro dei distinguo e delle puntualizzazioni e nel perseguimento ostinato, per ogni possibile dubbio o quesito, della migliore delle risposte. Senza questa squadra e il suo entusiasmo il Dizionario non avrebbe mal visto la luce.

Ma l’accuratezza è un abito poco appariscente (come spesso accade ai valori reali), resta sullo sfondo e ben si sposa con la vivacità di pennellate d’autore per essere valorizzata. E nata cosi l’idea di invitare all’agone i testimonial di eccellenza della scena italiana: per assegnare loro le voci più significative e controverse del Dizionario e averne in dono approfondimenti qualificati. La corona circostante (il team esteso o il team-rete, se cosi vi aggrada chiamarlo) è costituita da oltre centoventi fra le voci più autorevoli dell’economia di rete in Italia. Sono prevalentemente amici che hanno condiviso con me le querelle, i vaticini e le sorprese del cammino che in questi anni recenti ci hanno portato al mutato scenario odierno e che hanno accettato di aiutarmi in questa sfida del riordinare l’esistente. Ma sono anche studiosi e professionisti che conoscevo unicamente dalla lettura dei quotidiani e che hanno consentito a contribuire alla redazione di questo Dizionario, accreditandone i contenuti con interventi di pregio.

Questi interventi costituiscono un libro nel libro, che io stesso ho letto con immenso piacere imparando da ogni testimonianza qualcosa di nuovo. Poiché auspico che la stessa cosa accada a tutti i lettori, consentitemi un suggerimento di commiato: sfogliate il Dizionario alla ricerca delle centotrentacinque testimonianze ( sono state chiaramente evidenziate sul margine esterno delle pagine) e leggete quelle che più vi interessano come se fossero i capitoli di un libro sull’economia di rete. Poi riponete pure il dizionario in un cassetto, in attesa dell’occasione per consultarlo.
Perché è questo – in fondo – il mestiere di un Dizionario: accomodarsi in panchina, ma farsi trovare pronto alla gara quando l’allenatore ti manda in campo.

Magazzino virtuale trasformazione della fisicità di un gruppo di informazione logistica condivisa e cooperazione coordinata di attori economici industriali concentrati in un’area territoriale definita.

La trasformazione di un oggetto da “fisico” in “virtuale” e la ritrasformazione da “virtuale” a “fisico”, che può far pensare all’invenzione fantascientifica del teletrasporto, in realtà è un prodotto dell’hi-tech già disponibile oggi. Gli sviluppi delle comunicazioni e della rete informatica sono in effetti gli ingredienti che permettono questa metamorfosi. Il magazzino virtuale (MV) è in uso che si può fare di queste possibili trasformazioni. Sia lo stato fisico degli oggetti sia il loro stato virtuale sono rappresentati ne MV per cui possiamo definire il MV un ibrido fisico-informatico. Esempi rappresentativi dell’uso della virtualizzazione sono stati riportati dall’economista Jeremy Rifkin nel suo libro The Age of Access (2000); mentre l’impatto economico del magazzino virtuale sul sistema di servizi e produzione può essere valutato sulla base dei dati riportati nel libro Distretti industriali e tecnologie di rete: progettare la convergenza (2000), e in particolare nel saggio “La logistica come infrastruttura organizzativa della global economy ” di Giancarlo Corò.
La condivisione di informazioni, resa possibile dalle tecnologie di rete, permette la razionalizzazione della gestione delle scorte fisicamente presenti nei magazzini aziendali. Le scorte sono ridotte fisicamente, e di conseguenza diminuisce il capitale immobilizzato; la quota abolita è sostituita dall’informazione sulla disponibilità in termini di tempi e quantità. La disponibilità totale è data dalla somma dei componenti resi disponibili dagli Utenti del magazzino virtuale sullo stesso territorio.

L’ingegnerizzazione del MV è basata sul principio dell'”esclusione della contemporaneità” utilizzato nella progettazione di sistemi complessi; in altre parole, si esclude statisticamente che lo stesso componente vada in avaria nello stesso momento in due aree differenti del sistema. Un esempio è la ruota di scorta: ne teniamo una anche se l’auto ne ha quattro, ovvero escludiamo la possibilità di forare contemporaneamente più ruote. Le teorie matematiche che assicurano l’applicabilità di MV nell’ambito della gestione del territorio occupato da un distretto economico sono relativamente semplici e la progettazione e applicabilità sono calcolabili con metodi matematico-statistici riassumibili nella definizione frequentista e nella “constatazione empirica mediante ragionamenti di simmetria” di Laplace. Le interazioni tra gli operatori economici sul territorio definito sono immaginabili come insiemi e raffigurabili con i diagrammi di Venn, sui quali si verificano inferenze rilevabili con l’applicazione del teorema di Bayes.
È importante osservare che queste inferenze inducono all’istituzione di uno o più MV in un territorio, con un effetto di miglioramento logistico economico recursivo per tutto il distretto economico che coinvolge. Alcuni casi di applicazione rivelano le potenzialità del magazzino virtuale.

  1. Virtual Hospital. Il MV, applicato a un distretto ospedaliero di una città con tre ospedali distanti tra loro circa venti minuti, permette di ottimizzare i magazzini dei singoli ospedali in quanto:
    • ogni singolo magazzino è ridotto del 33%
    • il MV ha un contenuto pari a 3 x 67% = 201%
    • la disponibilità per ogni ospedale è 67% in loco + 134% a 20 minuti dalla richiesta.

    Il distretto ospedaliero risparmia in questo modo l’equivalente di un magazzino 3 x 33% ma raddoppia la disponibilità al 201% (67% in loco + 134% in MV).

  2. Magazzino virtuale refrigerato. Come nel Virtual Hospital il MV può essere utilizzato per razionalizzare l’esercizio dei magazzini refrigerati utilizzati in alcuni processi della catena di trasformazione dell’industria alimentare. Nel caso della produzione agricola (agrumi ecc.) la virtualizzazione del metro cubo refrigerato permette un’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse disponibili per il mantenimento dei raccolti fino al momento della trasformazione in alimenti. Questo anello del processo produttivo è anche uno del più costosi. L’ottimizzazione e la conseguente riduzione dei costi rilancia la competitività e i consumi (in alcune aree agricole del nostro paese in un raggio di 50 km sono presenti alcune centinaia di magazzini refrigerati).
  3. Magazzino virtuale di distretto industriale. Le considerazioni fatte nei due esempi precedenti possono essere riportate con successo nei à distretti industriali (circa 200 in Italia). Le economie ottenibili sarebbero di grande impatto su tutta la catena del valore nazionale.

(L’impianto e l’esercizio di un magazzino virtuale sono schematizzati nella figura.)

ospedale5ITLe aziende partecipanti trasmettono al gestore del MV le informazioni del contenuti del magazzino aziendale che desiderano condividere nel distretto e il gestore genera un MV che contiene le descrizioni del materiali, la quantità disponibile e i tempi di approvvigionamento. Le imprese possono conseguentemente ridimensionare le loro scorte in funzione della disponibilità del MV e delle necessità operative. La definizione delle scorte è calcolata in funzione delle abitudini e dalla necessità di consumo degli utenti, della distribuzione fisica territoriale e, non ultima, la viabilità. I riapprovvigionamenti, la loro frequenza e la loro entità, prima di essere normalizzati, sono analizzati e rapportati al principio 80/20 di Pareto/Juran.

( Vilfredo Pareto, economista e sociologo italiano, enunciò il principio ripreso negli anni Cinquanta in USA da Joseph Moses Juran, che propose un innovativo “Controlling System“, ma senza grandi consensi; ebbe, invece, successo in Giappone insegnando ai manager. Il resto è storia.) I partecipanti possono in qualsiasi momento richiedere online la consegna di materiali. Il gestore del MV provvede ai prelievi e alle consegne nell’ambito del territorio di sua competenza nonché ai riapprovvigionamenti. Sono possibili interscambi con magazzini virtuali di altri distretti. Nel MV le ridondanze sono normalizzate e le obsolescenze riciclate, la rotazione di magazzino aumenta, la disponibilità si moltiplica. I magazzini delle imprese partecipanti si trasformano da passivi in attivi e gli imprenditori possono scegliere se investire in scorte o in servizi. Partecipare a un magazzino virtuale, inoltre, permette di:

  • eliminare gli overhead gestionali;
  • adeguare i costi all’andamento congiunturale aziendale;
  • avvalersi di sinergie negoziali e organizzative;
  • usufruire di sconti di scala moltiplicati in funzione dei grandi volumi d’acquisto generati;
  • garantire una migliore reperibilità delle forniture con un innalzamento degli standard qualitativi;
  • minimizzare i costi di struttura;
  • salvaguardare l’ambiente riducendo il traffico generato da trasporti di lungo percorso.

Il magazzino virtuale è oggi realizzabile a basso costo per le PMI con l’ausilio di Internet. La sua applicazione è possibile ovunque e rappresenta un altro passo verso l’economia di rete.

Vito Di Bari insegna Gestione dell’innovazione e dei progetti multimediali per l’impresa al Politecnico di Milano. È Direttore Scientifico di Net 141, laboratorio di ricerca sulla comunicazione innovativa per l’impresa. E stato Executive Director dell’Internatonal Multimedia Institute dell’UNESCO ed Executive Vice President del network televisivo americano SPN. Per il Sole 24 ORE ha pubblicato Tecnologie di comunicazione per l’impresa. Strategie e soluzioni per supportare la performance aziendale (1999) e Management multimediale (2000). info@vitodibari.net.

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